venerdì 12 dicembre 2014

La mia teoria sul cancro

Il cancro è un male particolare. Si chiama così perchè non c'è solo il paziente che si ammala ma tutti gli attori che hanno un rapporto con lui.
Il cancro è il nucleo di noi che esce fuori in ogni suo aspetto.
Mentre la persona fa di tutto per resistere alla malattia perchè è questo che gli viene ordinato dal sistema, gli altrii dopo una solidarietà iniziale se pur breve cambiano comportmento. Iniziano i tradimenti. Le omissioni. Le scommesse sulla vita del malcapitato, l'estromissione da eventi dove prima veniva invitato e i furti. Il paziente lo avverte e dopo una prima non accettazione di ciò che vive capisce che la società lo tradisce e di contro si scherma.
Molti di noi sono abituati a cercare di portare a casa il più possibile anche rubacchiando. Davanti ad un malato terminale ci comportiamo esaltando questa nostra natura. Sentiamo l'esigenza di rapinarlo e lo crediamo giusto.
I diritti sono morti. Si diventa persone di serie B. Io ho pensato ai saccheggi di guerra da parte di quelli che arrivano quando è terminato un conflitto.
Colui che fa fatica ad avere un rapporto umano con un suo pari se non ha un interesse fugge davanti ad un amico canceroso. Lo stato gli volta le spalle.
Si diventa appestati non dichiarati.
A casa il paziente cambia. Perde i capelli non è più lo stesso e cerca di rendersi utile occupando gli spazi della moglie. Non è semplice. Bisogna mantenere i nervi saldi se no si cede. Le frustrazioni che il mondo esterno pone all'ammalato anche inconsapevolmente, le sconta la moglie.
L'unica che si nutre di speranza e sopporta i cambiamenti. A casa il marito è un estraneo. Lei non lo riconosce perchè la modifica causata dal male è evidente e sostanziale. Se è stata innamorata è capace di grandi slanci, di generosità e solidarietà umana. Con il suo essere presente gli da l'unica forza per andare avanti e mangiare pane e speranza.
I medici fanno il loro dovere e si mostrano complici con le loro cure ma nessuno ha interesse di fargli ottenere i soldi dallo stato. Inizia la burocrazia.  I dinieghi alla richiesta di mettere le firme di competenza e le omissioni di quanto spettante veramente.
Si muore quando anche chi ci è accanto cede e perde la speranza e non gioisce più per i progressi. Quando si rimane soli a credere che la vita vale la pena di conquistarla. Si fraintende e ci si sente il peso di tutti. Allora come reazione si può avere un momento aggressivo. La stessa sberla che si da a chi ti fa una promessa sincera  e ti tradisce perchè sposa un'altra. In quel momento il malato perde la voglia di esserci e muore cercando le persone che ha amato di più per dirgli addio. In verità nel momento del decesso l'uomo è solo.  Vestito unicamente dell'amore di Dio.
Il cancro siamo noi. E' una prova grande che l'altissimo ci da. Ogni persona si costruisce un ruolo e per quello verrà giudicato.
E' molto di più di una malattia è il modo più semplice di capirsi veramente e misurare il nostro potenziale negativo o positivo. Un momento estremo della società che continua gli effetti anche dopo con la famiglia superstite. Se essa  si potesse incendiare con tutto l'appartamento o seppellirli con il defunto molti lo farebbero.
Vita Francesca Genna

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