OPERA
TEATRALE
DONO
SEGRETO LA LIBERTA'
di
Vita Francesca Genna
PREFAZIONE DELL'AUTORE.
Tutto ebbe inizio dopo questo sogno che vi propongo di leggere in prefazione e successivi altri che sempre dormiente mi hanno condotto in vari luoghi anche all'interno di un tempio buddista, la ruota del tempo in piena cerimonia. Ho dormito 24 ore. Era la notte del 25 maggio 1985 e il 26 maggio. Ho scoperto da poco grazie alla rete internet che realmente in quei giorni all'interno della ruota del tempo i buddisti hanno celebrato l'ultima cerimonia eseguita con rito tradizionale. Ho fatto visita sempre in sogno, anche ad uno sciamano e altri personaggi, Leggete cosa mi accadde nel primo sogno e gustatevi l'opera dono dell'amore di Dio per me, ricevuta per mezzo di un messaggero. Una settimana prima ho pregato all'interno di una chiesetta sita nell'ospedale Luigi Mangiagalli di Milano per avere un segno. Volevo sapere chi ero e se dovevo farmi suora. Nessun risposta al mio quesito solo un frate messaggero in apparizione onirica e poi la nascita di un sentimento verso un uomo. Venti anni dopo , nell'agosto 2005. Dimentica di questo avvenimento che ritenevo essere un semplice aver sognato. Mio marito vinse casualmente 10mila euro con un gratta e vinci. Decidemmo così di fare una bella vacanza in Campania ma le cugine che dovevamo incontrare, avevano affittato due appartamenti in Calabria e le abbiamo raggiunte. Poi siamo andati a Ischia e Capri.
Abbiamo organizzato una crociera con il parentado ma la nave partiva dal porto di Paola e siamo dovuti andare da Belvedere fino in quella spiaggia. Un' improvviso annuvolamento ha fatto annullare il giro in mare causa maltempo e non sapendo dove trovare riparo, siamo andati nel più vicino santuario appena avvistato da una cugina di mio marito. L'uomo proprietario dell'imbarcazione ci ha atteso in spiaggia per avvisarci dell'annullamento del giro turistico . Con mia somma meraviglia! appena entrati nel santuario la giornata si è aperta . Un magnifico sole ci ha permesso di visitare il luogo. Io ho riconosciuto una parte del posto e sapevo dove erano le grotte. Ho detto: "qui ci sono delle grotte vi porto". Lo so perché io ci sono già stata in sogno anni fa. Così li ho condotti alle grotte. Ho notato una leggera modifica all'entrata di esse. La grotta del frate nel mio sogno dava direttamente verso l'esterno dove era facile raggiungere il ponte del diavolo. Quando siamo usciti dal santuario perché chiudeva ed eravamo anche gli ultimi, salutato il frate che ci ha aperto il portone per uscire, è tornato il cattivo tempo. Il 2005 era l'anno dedicato a San Francesco di Paola frate di cui non sapevo nulla. Nel mio sogno si è presentato con il nome che utilizzava, il vagabondo.
Al ritorno ho raccontato tutto a Don Giorgio prete dell'ospedale Buzzi di Milano ed egli mi ha detto che ho incontrato un messaggero di Dio. Ho avuto una preveggenza.
Il primo sogno.
Mi ritrovai presso una spiaggia a guardare che un frate dentro una barchetta si era avvicinato. Mi osservava con serietà mentre sistemava i remi.
Il sole mi abbagliava ed io socchiusi gli occhi facendomi ombra con la mano.
L' uomo mi incuriosì e dopo averlo osservato attraccare gli chiesi:
" Chi sei?"
"Chi sei?"...
"Un vagabondo"
" E dai ! dimmi chi sei!"
" Sono solo un vagabondo."
lo seguì fino alle grotte. Stavo dietro di lui ed egli ogni tanto si voltava a guardarmi senza dire di andare via. Portava in spalla un bastone e alla estremità di esso vi era un fagotto bianco.
Siamo entrati in una grotta concomitante ad altre ma il frate è uscito immediatamente per ritornare subito dopo rimanendo all'entrata Dietro di lui la luce del sole riusciva ad illuminare il luogo. Nuovamente gli ho chiesto il nome ridacchiando per il suo bastone con il sacco. Quando si è deciso ad entrare nella grotta ho notato che posto .al centro c'era un cavalletto ed una tela . Per terra un sasso rettangolare scuro.
" ah! ah! ah! dimmi chi sei"
Silenzio
"Un vagabondo, Solo un vagabondo.
Ad un tratto mi ha detto:
Non è importante chi sono io ma chi sei tu. E' questo che hai chiesto.
Del signore non dovrai portare la sua croce ma solo la corona di spine"
e vidi l'immagine di Gesù sofferente animarsi in una tela di pittore dopo che il frate con un pennarello aveva scritto velocissimo dei numeri sopra. Quelli dell'Apocalisse.
Tenterai di scrivere tutta la vita ma non vi riuscirai. Solo un libro verrà considerato fra le più belle opere della letteratura italiana .
Il tuo numero è il 22 , il tuo simbolo la tigre.
"Qualunque cosa accada ricordati che Dio ti ama!"
Infine, puntò l'indice verso il mio orecchio destro e mi disse:
Ascolta! :
sentii parlare di me la gente.
" Perché mi giudicano? Perché se sono brava?" Dissi voltandomi verso quel lato.
Nessuna risposta ...
Il frate e la grotta non c'erano più.
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Dono segreto la libertà
Trama
e attori
della scena prima
Nel
tempo dei nostri giorni , anno solare 2013 , nel Paese Italia, si
celebra questa commedia che parla di libertà intesa come
acquisizione dei diritti primari dell'uomo. La scena prima si svolge
all'interno di una casa. In una stanza posta sotto sorveglianza dai
ricercatori per uno dei numerosi progetti di studio della mente umana
che ha lo scopo di ideare un prototipo capace di fare le nostre
stesse azioni umane ed avere una sintesi emozionale complessa da
trasferire all'interno di un personal computer contenente un
cervello ricreato simile al nostro. Altri studi ci sono simili a
questo. Il principale è lo studio Human Brain che ha vinto un
concorso europeo nel 2005 ed oggi viene eseguito in molti ospedali
italiani per contrastare patologie degenerative del sistema nervoso.
L''uomo e il ragazzo in studio sono collegati al satellite MK –
Ultra. Gi scienziati sono capitanati da Macram nome coniato da MAC
– RAM. Essi, grazie ad un sintetizzatore vocale riescono a leggere
i l pensiero umano.
In
questa situazione disumana con perdita di diritti inviolabili , il
padre agisce con rabbia ed inveisce contro i suoi aguzzini. Intanto
collabora al progetto che gli viene imposto, l'opera pia maledetta.(
detta così perché impegnativa).
Il
contenuto dell'opera è liberamente immaginato con lo scopo di
riportare ai lettori una proiezione del tempo e della attualità del
momento. Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.
Protagonisti
principali dell'opera sono L'Italia con tutti i suoi cittadini e la
grave crisi che incombe . Nella prima scena, il tema trattato è la
libertà come diritto di avere la consapevolezza di poter disporre
di se senza essere strumento di un potere superiore. Di essere uomo
che si muove in un contesto civile. La rabbia del protagonista alla
fine si trasforma nel desiderio irrefrenabile di tentare la fuga .
In questo ambito l'uomo insegna al ragazzo cosa è la vita.
Gli
attori della prima scena sono :
Padre
,
Ragazzo
Voce
fuori campo , non è la stessa voce del tiranno ma uno dei
persecutori.
Tiranno.
Voce che interagisce.
Scena
prima
La
libertà
Si
alza il sipario.
In
una
stanza
un uomo che chiamo padre, cammina nervosamente avanti e indietro
gridando la sua rabbia ed un ragazzo lo guarda stando seduto vicino
ad un tavolo.
Padre
(inveendo
verso l'alto :)
Busso
al tuo cuore sopito e sorrido con sguardi di lame lucenti!
Non
conosco il tuo volto ma il tuo odio che
cola
fino in basso dove è ceco il tuo sapere.
(detto
con rabbia. Lavora senza volontà di farlo)
Brilla
l'opera pia maledetta!
Vuoto
è il calice sbattuto a terra!
Ragazzo
Perchè
urli?
Padre
(detto
con disperazione:)
Dove
è sordo il mio sentire?
Voltati
ed eremo vai, senza virtù e senza gloria!
Ragazzo:
Che
tu dici padre, a chi ti rivolgi?
Padre:
Non
parlo a te degli empi ma saggia beato l'arguzia mia
perchè
tu possa un giorno ascoltare
canto
di vergini e menestrelli.
Che
il tuo orecchio non oda
mai
ciò che a me è dato udire e
guardare
ciò che io rinnego e
copro
con la mia nobile mano.
Coperti
sono gli occhi miei ma altro non oso fare.
Ogn'or
maledico l'istante che conobbi le mie catene!
Ragazzo:
A
che brami allor ?
Perdona
il mio voler sapere!
Padre:
(tono
di poco basso e contrariato)
Scellerato
taci!
Non
siamo soli ma sprovveduti!
Ragazzo
(a
bassa voce tenendo la mano arcuata vicino alla bocca: )
Avvicino
l'orecchio e ti ascolto.
Padre
:
(a
bassa voce)
Libertà
figliol, libertà!
Ragazzo
(con
voce più alta: )
Un
dono!
Padre:
Già
così io sogno e in grande viaggio.
Libero
ero prima di cotal passaggio.
Amavo
giovin fanciulla e frutta matura gustavo beato.
Ragazzo:
Ora
sono stenti o padre e sacrifici che pesano in cuor.
Vorrei
conoscer anche io il tuo bramar desìo.
Padre:
Solerte
e fiducioso mi alzerò di nuovo.
Un
tempo vedevo negli occhi miei
le
stelle di un grande firmamento.
Il
viso mio di rosse gote era vestito e
di
alamari e specchi addobbavo il mio nido.
Gioiosi
giorni conobbi e a te sorrisi o figlio!
Ragazzo
:
(con
dolcezza)
Di
me racconta! chi sono ora?
Dov'è
mia madre e la sua storia?
Dov'è
quel volto di madonna che mi guardò la prima volta?
Padre:
Figlio
mio è qui il difetto!
Non
oso risponder per non turbar il tuo giovin intelletto.
Ragazzo:
Parlami
allora di libertà ogni ora
affinchè
io possa imparar cosa è un sogno ed una gioia.
Padre:
Commuover
mi fai o figlio e oserei dir...
(Si
arresta all'improvviso perchè sente un rumore )
Chi
è là!
Hai
visto?
Rischiar
mi fai di me la vita!
Ragazzo:
Perdona
padre la mia vocale.
Il
tono alzai dimentico di tutto.
Troppa
è la foga di saper di questo dono che celi in cuor.
Voce
fuori campo:
Basta
voi due , o son sferzate!
Ragazzo:
Padre,
un tremito io sento sulla pelle
con
goccia di sudor che dalla schiena discende.
Padre:
E'
paura figlio. Su calmati e taci.
Domani
è di nuovo l'alba.
Chissà
se potrò insegnarti cos'è
(in
un orecchio a bassa voce)
la
fuga.
Trama:
Cala
la notte e il ragazzo se ne andato.
Padre
(con
calma si rivolge al tiranno:
)
Stuzzica
il mio ragionar beato il pensar con te.
Voce
che malandrina sei e soggiogar mi vuoi, ti temo!
Stressante
è il mio riflessar di giorno e notte con pilotato sogno.
Tiranno
ti chiami e mi catturi per questo figlio di mio pensar natio.
Schiavo
un dì mi facesti e mia libertà uccidesti.
Ad
odiar mi insegni e con crudeltà mi fai pascer l'opera tua !
perciò
oggi taccio e poi moro!
Vile
destino mi lega e mi ferisce orgoglio.
Tiranno:
Non
ti lamentar omo che per sapienza cadi.
Non
sono io che ti maledico ma Macram il "divino".
Padre:
Un
figlio, un figlio... cos'è un figlio?
Forse
non sai che mai crudeltà conobbi come l'inferta?
Da
donna fiorisce il seme.
Germoglia
e colore prende.
Di
acqua, di sole vive e per età poi cede.
Sintetica
voce lasciarmi andar non vuoi.
Libero
sono nato e non tuo schiavo!
Tiranno:
Or
taci quando ragazzo dal riposo fa ritorno.
Parlagli
del tuo saper di omo ma ! (piccola
pausa)
non
proferir parola alcuna di quanto detto
e
del segreto!
Trama
E'
mattino quando
torna
il Ragazzo:
Ragazzo
Eccomi
padre ammira! un regalo porto!
Puoi
guardar dal polifemico occhio.
Grande
lente ci mostra vita di mondo.
Magnifici
tempi e grandi castelli ormai deserti.
Mari
immensi e ogni via dove sentire possiamo
reali
storie vissute dall' umano.
Trama
Il
padre si accosta e avvicina il capo alla lente
con
fare meravigliato.
Poi
ammette curioso il suo pensato:
Padre
Voglio
vedere destino mio di fato.
Padre
Oh!
cosa vedo, oh che sospiro!
Son
montagne quelle ed un ruscello.
Trama
Poi
sempre il padre rivolgendosi al ragazzo:
Padre
Una
lacrima offro per darti emozione.
Guarda
o figlio ti mostro:
Lontano,
là in fondo c'è cranio l'antico monte!
Tre
legni immagino piantati e
al
centro depongo di rovi corona.
Cammino
al mio passo e vo' in groppa ad un destriero.
Ragazzo:
Oh!
padre! Sublime!
Un
cavallo alla fine!
Padre:
Non
fine ma inizio e corsa veloce
dove
il masso si sposta
e
nel fondale strapiomba
con
magica forza.
Un
frate mio amico conduce il cammino.
Un
sacco egli porta e vagabondo loda.
Minimo
è il pensiero e semplice il suo frutto.
Non
figlio ma amor soave in dono mi offre e
tende
l'orecchio al serpeggiar di serpi snidate
falsamente
fiere.
Ragazzo:
Padre
schiacciare tu puoi i rettili strisci?
Padre:
Non
posso mio caro.
Si
annidano e di cova son ora.
Aumentan
ancora.
Ragazzo:
Che
triste destino!
Padre:
Lo
hai detto bambino.
sessantacinque
i denari
ventiduemila
i martirizzati.
Voce
oltre campo:
Non
proferir parola alcuna omo, ti redarguisco!
Osserva
il polifemico occhio ed insegna il sentimento.
Colui
che ti è accanto è il prediletto.
Padre
verso il ragazzo:
Non
ho altra sorte che stare al tuo cospetto
ma
penso e cerco un segno.
Ragazzo
Mi
spiace padre. Io non so nulla.
Padre
Ora
fermati e taci.
Guarda
è passato un omo oltre quel salice!
di
blue vestito
cammina
solingo e pare incupito
vaga
con passo spedito verso la strada maestra.
Figlio
Saluta
tutti con un cenno e pare un capo!
Potrebbe
liberarci
urliamogli
dove siamo!
Padre
Placa
il tuo animo
è
più distante di quanto pensiamo.
Invece
ascoltiamolo
lo
hanno fermato!
Figlio
Ci
sono persone che possono tanto
ma
difficile e chiedere quesito non compreso.
Io
se potessi vorrei una cosa soltanto
libertà
e rispetto
nella
pace per l'uomo in ogni tempo.
Padre
Bravo
ragazzo hai capito insegnamento.
Silenzio
ora sentiamo il suo verbo!
Trama
e attori della scena
seconda
La
prima scena finisce tronca di proposito. Poi parte il tema della
giustizia. Padre e ragazzo guardano dal polifemico occhio una grande
lente che proietta immagini passate registrate o create ad hoc dai
ricercatori per stimolare i sentimenti del padre ed è una finestra
verso il mondo libero,dove vi sono personaggi che si possono vedere
come da uno schermo. Nel paese altre lenti sono posizionate nelle
piazze principale, nelle vie e nei sentieri. Sono le telecamere.
Attraverso questo dispositivo i due possono conoscere il presidente
del consiglio sotto tutti i suoi aspetti, virtù e debolezze
personali e il suo modo di porsi di fronte ai problemi dell'Italia
Attori:
Vecchio
Fanciulla
che di tigre le fattezze prende
Frate
Serpi
Gnomi
Capo
gnomo
Uno
degli gnomi
Sirena
Tutti
(la gente)
Scena
seconda
La
giustizia
Vecchio:
Fluisce
il pensiero mio
innanzi
al polifemico occhio.
Mi
solleva veder da questa lente
il
mondo che a me appartiene.
Ancora
tu o fraticello mi sostieni.
D'un
tratto appar fanciulla che subito di tigre le fattezze prende.
Fiera
di bellezza sorprendente, sbuca da un anfratto
poi
ferma i piedi all' uom di stato.
Su
strada asfaltata poggia le sue zampe.
Il
sole le fa brillare il regale manto.
Tigre:
Son
fiera ardua e parlo
dopo
averti accanto.
Il
Vagabondo ha detto
di
insegnarti strada maestra e vita terrena.
Non
c'è libertà se non c'è giustizia.
Dono
di chi tutto regna.
Speranza
di anime pure
lieta
novella porto.
Vecchio
Pensavo
di trovare al posto tuo il frate.
Di
forza e di coraggio armò il mio animo.
Caro
errabondo (volta la testa
verso un punto qualsiasi
come
se si aspetta di vedere il frate) io ancora te invoco!
Promessa
mi facesti e con l'indice mi dicesti:
Ascolta
e taci
perchè
a Dio tu piaci.
Voce
di frate:
Oh!
tigre di te conosco la favella
e
messaggio altrui ti porto!
Non
temere prigionia perchè tua è libertà di vita.
Di
pietre più preziose sarai vestita a festa
e
col calcagno fiera saprai schiacciar di serpe la sua testa.
Appare
allora il frate e forte lui sostiene:
Si
forte e valorosa e ascolta ancora:
Tre
doni io ti porto:
le
pagine più belle,
onore
e gloria sempre!
Sei
tigre lusinghiera.
Di
fauci vanne fiera.
Azzanna
la giustizia.
Calpesta
impudicizia.
Tigre
:
Giovin
fanciulla io sono
ma
amo le gioie e bramo virtù e gloria.
Frate
vagabondo dammi il grave compito
perchè
io possa un giorno vivere con vanità.
Come
regina calpesto il suolo di questo mondo
a
volte oscuro e ignoto.
Sorniona
come un gatto che fa le fusa e sbrana o
da
una zampata.
Vecchio
:
Cos'è
Giustizia o Tigre fiera?
Cosa
vuol dir calpestar la serpe?
Tigre
:
Uomo
che chiedi hai paura e parli piano.
Alza
la voce e sistema il tuo pastrano.
Io
tengo in fuori il petto e bramo l'altrui cospetto.
Condanno
e guardo il male.
Non
temo il mio rivale.
Giustizia
vuol coraggio,
temperamento
e onor perpetuo.
Dritto
guarda avanti e muori per il vero
perchè
domani tuo figlio di te sia fiero.
Vecchio
:
Mi
chiedi impresa di coraggio.
Vuol
dir rischiar la vita per Giustizia.
Per
dar possibilità ad altri di viver pace
che
in vita mia cerco.
E'
assurdo tutto questo!
Non
posso, non voglio, non ci riesco!
Tigre:
Bada
tu, pussillamine!
Sparisci!
Non
sai neanche cosa dici.
Esistono
uomini di simil virtù.
Eroi
senza pari che portavano in cuore
la
Costituzione.
Dalla
Chiesa, Falcone e Borsellino
son
periti un pomeriggio.
Anime
pure, temerarie
han
vissuto senza inganni.
Io
ti parlo di grande forza
a
quegli uomini onore e gloria!
Vecchio:
Hai
parlato di Costituzione
cosa
dici per questo testo?
Tigre:
Non
è a me che devi domandare
ma
ai procuratori che di esso fanno bibbia.
Scendi
a valle e sali le tre scale
incontrerai
statua di donna
che
su una mano il testo porta.
Trama
Il
vecchio si ferma.
La
tigre lui osserva
e
solo allora si accorge che qualcosa lei cela.
La
serpe sotto l'unghie si dimena
mentre
le malefiche zanne avida esce.
Nasconde
il capo di famelica donna
poi
da tigre si trasforma.
Raccoglie
il corpo il suo bottino nasconde.
Dopo,
il Lui si volta
e
un colpo ascolta.
Un
tonfo sordo e il sangue cola.
Il
vecchio non vede ma si sporca il piede!
Mai
liquido più putrido fu motivo di disgusto.
Orripilante
agli occhi,
nauseabondo
al naso appiccicato resta.
L'uomo
cerca acqua
pulirsi
riesce e si disseta.
E
allor che vede omini che scalano il recinto.
Giustizia
appare a lui di marmo costruita.
Arte
bellissima e quasi viva
porta
in alto seduta e assai distinta
il
libro mastro che di luce brilla
e
di tricolore il verbo porta.
Una
bilancia è nell'altra mano.
Tiene
lo sguardo fisso oltre
e
sopra il capo vicino ad un piatto
accesa
è fiaccola di fuoco ravvivato.
Trama:
Il
vecchio si sentì assai piccolo davanti alla giustizia.
Gli
altri alla sua vista si nascosero di soppiatto.
Gnomi
Chi
sei tu? Chiesero con coraggio
senza
celare a lui il volto assai nascosto.
Vecchio:
Non
oso parlar a chi non conosco.
Fuggito
sono da un losco posto.
Bramo
Giustizia e legger Costituzione oso.
Anch'io
voglio virtù e onore in ogni loco.
Gnomi:
Bada
omo, non sai che dici.
Se
rubi il libro poi ci dici.
Nessun
riesce ormai da anni
racconta
come puoi e a noi poi...
Vecchio:
Vergogna!
non cerco simil onta!
Io
che conobbi prigionia
voglio
conoscer passione mia.
Uomini
hanno ucciso e sono morti.
Hanno
sofferto e scritto con le vene
la
verità che ci appartiene.
Trama:
Sgattaiola
uno gnomo dall'anfratto.
Di
unghia lunghe è la sua mano.
Anello
dor che pesa porta in gioia
lo
sfila e verso l'uomo lui lo rotola.
Capo
gnomo:
Vecchio
amico tuo io sono.
Ti
omaggio di questo dono.
Altri
denari avrai un giorno.
(Ma
il vecchio il digrigno recuperò al volo)
Da
quando è nato il mondo
tutto
si è contrattato.
Anche
Giustizia è in vendita
perciò
allunga la tua mano.
Osserva
attentamente:
in
alto non son stelle ma un mare di gioielli!
Io
di te faccio un re e di ori ti ricopro.
Prendi
il testo senza leggere e gettalo nel fuoco!
Vecchio:
Cosa
mi dici con tanta parsimonia?
Chi
sei così malvagio
che
attenti a me con l'inganno?
Capo
gnomo:
Che
ridere mi fai vecchio
guarda
attorno a te e svegliati un poco.
In
nome di tesori si son venduti onori.
L'uomo
si guarda intorno
e
vede ogni horror del mondo.
Gnomi:
C'è
pure una puttana
se
vuoi è la tua dama.
Chiedi
ciò che vuoi
o
gioca un po' con noi!
Ah!
ah! ah! Ah!
Uno
degli gnomi:
Capo
lascia perdere se alto è il di lui braccio.
Vieni
a giocar! Il poker è cominciato!
Non
riesce neanche lui a rubare il testo
conviene
spaccar la dama
ma
moriamo per la sua fiaccola.
Trama
L'uomo
tacque sedutastante (vecchio)
e
una goccia gli cadde tra le mani.
Forse
è pioggia oppur lacrima d'acqua
che
scende da una foglia.
Non
vide nulla questa volta!
Sirena
si sente improvvisamemte.
Bruni
i capelli e belle son le vesti.
Dolce
nenia canta.
Lo
culla e si addormenta ai piedi di giustizia.
Il
vecchio in sogno le risponde:
Voglio
amarti fata ma...
s'addormenta
e tace
accarezzato
da lisce mani vellutate.
Sirena:
Nel
paradiso io ti porto.
Non
leggere il libro omo.
Conosco
beltà e passione
so
farti battere il cuore.
Dormi
come un fanciullo.
Desidera
di me fino a saziarti.
Non
pensare a nulla ma
torna
da dove vieni...
Vecchio:
Prigionier
io sono
a
farmi fuggir fu il Polifemico occhio.
Libertà
io cerco
ma
prima ancora in giustizia io credo.
Sirena:
Non
esiste ciò che credi in questo mondo.
Arrenditi
all'evidenza e sogna ancora.
Spogliarmi
davanti a te io oso.
Pura
e verginale a te mi dono.
Toccami
uomo son carne pura.
Bacia
le mie labbra e godi un poco.
Son
baci che ti offro se mi sostieni.
Brucia
il libro al tuo risveglio
e
bevi dal mio calice un vin di bacco.
Lasciati
tentare e non mi condannare!
Vecchio:
Non
oso svegliarmi
perchè
virtù più bella mai conobbi.
Come
sirena mi tenti ma io sogno!
Perciò
ti dico domani è un nuovo giorno.
Stanotte
con me dormi ma dopo non ti ascolto.
Sirena:
Vile
marrano!
Non
sono il tuo gioco!
non
hai compreso pericolo imminente.
Costituzione
è un libro di passione,
di
nobili gesta e ti porterà alla morte.
Mai
uomo osò così tanto.
Io
me ne vado!
Trama
Frate
che all'improvviso appare:
Frate
La
sirena vuol sedurti.
Non
lasciarti insidiare e avvincere dal male.
Ricordati
che giaci e lei incanta e tace.
Son
frate pellegrino e seguo il tuo cammino.
Ti
pascio di virtù e di svegliarti ti dico.
Non
gnomi o tentazioni ascolta.
Ma
solo la di me parola.
Male
e bene attanaglian la tua mente.
Operoso
fu sempre l'uomo e uguale ad altri
anche
se di altro mondo.
Non
creder a tutto ciò che vedi.
Diritto
non fu mai inganno
ma
solo motivo di guadagno!
Lusinghe
son fallaci e ruina porta
a
chi invano le persegue.
Caddero
tiranni
bersaglio
di popoli arrabbiati.
Persero
tutto i malvagi
perchè
giustizia ogni ora conta
e
una bilancia pesa azioni rovinose.
Quando
ti risvegli facci caso :
Il
tuo atto su un piatto giace
e
diritto nell'altro appare.
Vecchio:
Grazie
o frate che mi illumini e di verità mi vesti.
Non
ruberò il testo dei fieri
ma
leggerò il contesto per imparare ad essere libero
in
questo mondo che appar funesto.
E'
libertà che io sento proferir dalla bocca tua.
Spirito
di grazia avrai giustizia domani e forse
(piccola
sospensione)
già
ora.
Con
te io voglio aprire la bibbia del diritto.
Citami
legge a cui devo obbedienza.
Frate:
Ci
sono tante cose che devi tu conoscere:
Una
è che devi rispettare il popolo che t'appartiene.
Fondato
sul lavoro è il tuo paese.
Salute
protegger vuole
con
rispetto cerca di organizzare
il
di te mondo.
Non
hai colore, né religione!
solo
diritti e obblighi d'onore.
Non
è difficile vivere in pace.
Bisogna
essere sociali e solidali.
Vecchio:
Dici
parole che mi commuovono un poco.
Io
non conobbi il diritto che citi ora.
Frate:
Non
è così. Non ti ricordi ma,
ci
fu un giorno che conoscesti Democrazia
non
una sirena ma giustizia vera.
E'
la famiglia la tua vera vita.
Piccolo
stato di grande poesia.
Amore
di donna incontrasti una volta.
Amore
sincero e giustizia di nostro Signore
che
non è terreno.
Trama
Appare
la Tigre:
Tigre
Ama
ciò che è da amare.
Sogna
ciò che puoi realizzare.
Cammina
veloce e non ti voltare.
Guadagna
con le tue opere
e
rispetta la tua gente.
Non
cercare un cavallo se non sai galoppare.
Alimenta
la fiaccola di giustizia
e
lotta perchè mai si spenga.
Ardua
è l'impresa e non sempre funesta.
Cambia
il gioco e non farti fregar di nuovo.
Trama
In
groppa la tigre il fraticello
e
se ne va lasciando riposare il vecchierello:
Dolce
sonno e sogno profondo
ed
un risveglio con un libro in mano.
Quanta
emozione scorrer le pagine ingiallite.
Racconta
di eroi e di imprese coraggiose.
Ogni
norma è una storia scritta con onore.
Si
scopre l'uomo dalla coperta avuta :
E'
la bandiera di una Italia forte e fiera!
Il
cuore gli palpita in petto.
Un
solo grido si sente!
Giustizia
a tutte la gente!
Lottiamo
per l'onor!
Il
Piave ha mormorato.
Milano
l'austriaco ha scacciato.
Terre
di Piemonte lo straniero ha condannato
ma
Cavour con l'acqua non gli ha ceduto il passo.
Napoli
lo scugnizzo all'assalto ha mandato.
Il
piccolo Genovese una pietra di coraggio ha lanciato.
Falsa
alleanza con la Germania
e
aerei di carta per la grande Italia!
Trama
Ad
un tratto si sente udir una voce.
Voce
fuori campo di Sirena
Vecchio
dal Polifemico occhio
tu
stai ad osservare il tuo mondo.
Piegata
e battuta è stata mille volte la tua terra
ma
nobiltà di Spagna l'ha comandata fiera
anche
se al popolo negò letteratura e scienza.
Vecchio:
Il
tempo che decanti è più lungo ancora.
Non
serve rivangar ma a guardar ora.
Voglio
un ' Italia di grandi gesta
che
si rialzi a realtà funesta.
Frate:
Ricorda
figlio che per fare un popolo onorato
serve
che la gente impegni il suo operato.
E'
la famiglia virtù e forza grande.
Piccolo
stato in uno stato assai più grande.
Non
pesa la moneta e più non vale.
Aumentan
uomini soli, tristi e i servizi per il sociale.
Pesano
questi sul popolo d'Italia:
Manca
la compravendita e qualcuno che guadagna.
Denari
fuoriescono per topi senza scrupoli.
Casse
dello Stato son da consolidare
Le
tasse aumentano per chi rimane.
Vecchio:
Capito
ho l'inganno e perchè poi sempre pago!
Appare
la Sirena:
Uomo
non ascoltare il verbo.
Seguimi
te ne prego.
Voglio
portarti oltre, sotto la luna piena.
Trama
L'uomo
di colpo cambia luogo e
sopra
un monte si ritrova d'uopo.
Vecchio:
Di
nuovo solo sono e vago nel mio mondo.
Cerco
la libertà ma imparo verità.
Giustizia
ho conosciuto
Costituzione
ho letto e cosa tengo in petto?
Ho
il libro con me dietro.
Voce
di campo:
Ah!
ah! Ah!
Vecchio:
Chi
ride orsù?
Chi
è là?
Ancora
tu gnomo!
Capo
gnomo:
S'affila
l'unghie e ringhia.
Lo
guarda e lo sfida:
Qualcosa
porti in seno.
Gli
dice così di netto!
Vecchio:
Guai
a te o infido figuro!
Se
passi al mio passaggio ti sfido in un duello
io
porto grandi gesta e sono un italiano vero!
Gnomo:
Lasciami
il libro mastro.
Il
diritto così io cambio.
C'è
un vento di riforme e non ti puoi appellar.
Tigre:
Non
hai capito un fatto.
Guarda
il mio manto e prostati davanti.
Rimani
a testa china.
Son
fiera e decisa
una
fiaccola mi porto.
Italia
mi chiamo e volo o ringhio.
Di
zanne ti condanno
se
tocchi il vecchio uomo.
Trama:
Appare
di fatto donna con abbondanti poppe.
Una
corona in guglie
e
una fiaccola di fuoco accesa:
Tigre
Son
tigre ma son signora
sono
una grande forza!
Il
libro dammi uomo
a
custodirlo io ci sono.
Guarda
i miei piedi:
Son
pien di figli
soldati
valorosi fino alle caviglie.
Trama:
Gli
gnomi uscirono a frotte
ma
davanti al fuoco di passione
periron
per loro sorte.
E'
il popolo che insorge.
Evviva
la Nazione!
Trama
Il
vecchio finito tutto guardò la donna statuaria
prendere
il volo trasformata in aquila.
Vecchio:
Non
son più solo disse
con
fare un po' commosso.
Davanti
a me c'è tutto il popolo.
Voglio
anch'io andare in volo
e
si aggrappò ad una zampa.
Cieli
azzurri di libertà conobbe allora.
Acque
cristalline , monti più verdi
e
salutò le genti.
C'è
un cuore che batte e appartiene a tutti.
E'
verde bianco e rosso ed emoziona troppo.
Tutti:
Nessuno
tocchi mai la nostra verità.
Giustizia
ereditata e libertà con gran forza conquistata.
Trama
e attori della scena terza
La
giustizia è nata per la società. Per regolare i rapporti umani
dando delle norme che tutelano e non condannano. E' difficile
garantirla se non si tiene conto che le leggi esistono per fare
vivere in pace e sicurezza le persone.
Qui
tocco un tema caldo, il diritto di famiglia per l'interesse del
fanciullo che deve avere due figure distinte, l'uomo e la donna
quali educatori di vita e motivo di confronto per la crescita. Dio
padre ha posto questa regola dal principio non dando la possibilità
a due persone di uguale attributo di concepire.
Ma
se due dello stesso sesso si amano sinceramente chi siamo noi per
condannarli?
Perchè
la società e la legge non li tutela? Anche San Francesco di Paola
dice nei miei versi non posso dare una risposta a questo quesito, mi
rimetto al verdetto del creatore. Se due persone provano sentimenti
sinceri perchè dobbiamo giudicarli?
Hanno
dei diritti anche loro. Il diritto di tenersi la mano in ospedale, di
avere gli stessi diritti degli sposi anche se conviventi di stato per
la tutela del patrimonio condiviso e creato durante il tempo di
unione e di sentirsi accettati come coppia di fatto dalla società
senza pregiudizio.
Vecchio (presidente)
Viandante
(gay)
Frate
Vagabondo
Capo
Gnomo
Scena
terza
L'unione
Vecchio:
Sento
un rimbombo come un frastuono
non
è un cannone neanche un tuono.
Ho
per la mente cose segrete
stesso
pensiero dolce e terreno.
Giustizia
conobbi appesa all'Italia di forza vestita
leggera
è volata e mi ha conquistata.
Caro
viandante ti lascio diritto.
Fanne
tesoro, libertà e perdono.
Viandante:
Sicuro
che legge colpirmi ora può
io
giudico tutto e dichiaro perciò
diritto
è castigo per chi come me,
non
nacque da unione di due nuovi sposi
ma
da amore profano perchè condannato.
Giustizia
conobbi ignaro del nome
che
mai portare potrò
eppur
appartenermi per sangue io so.
Che
colpa ho io se nacqui da pura passione
senza
catene spontaneo di cuore?
Giustizia
si fece con tante pretese.
Per
me un'altra sorte.
Son
chiuse le porte.
Dio
che tutto il creato creasti,
perchè
son bandito anche se vivo?
Giustizia
io chiedo e a te prego.
E'
mio il giardino promesso all'inizio?
Quale
verità è giusta per l'uomo
che
Dio condanna
e
poi sua creatura creata dichiara?
Un
nome non porto.
Un
casato non ho.
Fatale
destino coprirmi sì o no?
Cos'è
la giustizia per infante innocente
di
quale peccato macchiato io sono?
Costituzione
di pagine gialle insegni famiglia
ma
amore cos'è?
Amare
è un destino.
Io
amo il vicino
di
uguale attributo perdonami allor.
Male,
bene, cosa conviene...
dov'è
la morale se tutto qui tace.
Vecchio
che urli raccontami tutto.
Io
sono l'inganno problema di fato.
Di
colpa ho peccato.
Amare
io so.
Ci
sono cose che non comprendo.
Tu
stringi la legge e io grosse pene.
Fanciullo
io nacqui e son donna di cuore.
Conosco
dolore e infamità d'onore.
Frate:
Difficile
è il caso.
Inchino
il mio capo.
Non
fu mai capito amore profano
che
Dio condannò.
Un
regno non hai
ne
al mondo consenso
ma
coppia rimani con l'omo a te degno.
Non
tutti son vili, bastardi e infingardi.
Iddio
già lo sa.
Per
colpa del male
oltraggio
è il tuo amare.
Perdona
la prova
e
chiedi al Padre la porta di verità.
Io
porto un mesaggio di pace e speranza
non
posso ingannarti, ti lascio a metà.
Vecchio:
Difficile
è dire giustizia per tutti.
Ora
comprendo e provo pietà.
L'umane
genti, son moltitudini
e
conoscono inganni di loro sorte.
Non
posso sperare la pace per tanti
ma
forse ambisco a grandi traguardi.
Ci
vuole coraggio ad accettare il diverso
oggi
che tutto si muove all'inverso.
Viandante:
Cos'è
la famiglia ti chiedo di nuovo?
Apprezzi
l'unione di due persone
di
sesso diverso che sposi non sono?
Dov'è
quel bambino di dolce visino?
Reclama
cosciente un padre e una madre
e
solo rimane.
Nessuno
lo vede che forse ha sete
di
cose sincere.
Padre
perdona!
Io
non ti credo!
Iddio
mi ha ascoltato
Anche
io sono fiero.
Non
avrò mai un figlio e forse è un castigo
ma
amo l'amico
e
Dio già lo sà.
Gnomo:
Ho
sentito castigo e qui mi ritrovo.
Sono
lo gnomo di questa città.
Non
credere al frate, al vecchio intrigante
seguimi
amico ho un affare importante!
Non
credere a nulla.
Se
paghi preziosi son io tuo marito
e
canto convinto.
Ti
trovo una strada e una passeggiata
tu
porta la borsa, sarà la tua svolta!
Frate
scagliandosi verso lo gnomo:
Ignobil
figuro ti ordino di andare
dove
non puoi più dannare!
L'uomo
di qualsiasi condizione
non
può essere oggetto di profanazione.
E'
essere umano non tuo guadagno!
Frate
verso il viandante:
Ricordati
figlio che esiste il divino.
Continua
ad amare ma non peccare.
Se
sincero è il tuo sentimento
giustizia
condanna
ma
l'altissimo valuta.
Son
cose difficili.
Arduo
è il mio dire questa verità.
Se
amore perdona inganno non c'è.
All'ultima
ora si vede cos'è.
Il
vecchio si inchina e bacia la terra:
Su
questo suolo ci fu prima pietra.
Italia
che amo ascoltami un poco:
Dammi
la forza di comandare ogni omo!
Son
capo di stato e non più condanno
ma
valuto anch'io destino di un fato.
Giustizia
è rispetto di tutto il diverso
di
cose speciali che sono umane.
Non
sono un Dio ma padre dei padri
e
guardo dall'alto l'uomo più in basso.
Condanno
l'inganno ma ho fede e ragione
in
questa Italia di molti colori.
Io
cerco giustizia ma trovo reato
se
l'uomo nasconde ogn'ora il misfatto.
Non
c'è giustizia se non c'è rispetto.
Non
c'è libertà se non c'è tolleranza
e
solidarietà umana.
Io
abbraccio le genti e mi alzo in piedi.
Vent'anni
d'amore mi legarono i piedi.
Cosciente
e superbo in groppa alla tigre
da
sempre galoppo su strade di ogni regione
in
questa Nazione.
Bandiera
io porto.
Nel
cuore ho l'orgoglio!
Di
tigre son fiero e dico sincero:
Io
Falco rapace lei aquila in volo!
Tanti
saluti e grazie di nuovo.
Trama
e attori della scena quarta
Il
popolo arrabbiato scende in piazza. Ha fame e chiede un lavoro.
il
governo davanti alla grossa crisi economica che incombe non può
fare altro che ascoltare le numerose vicessitudini che affliggono le
persone per cercare di arrivare ad una soluzione.
Le
figure più colpite, Il padre, il commerciante, lo straniero, la
vedova si presentano e dicono perchè non hanno pace.
Attori
Popolo
frate
Italia
commerciante
straniero
padre
vedova
voce
fuori campo (popolo)
Scena
quarta
Lavoro e dignità
Popolo
Rullano
i tamburi ma non è festa.
Avanti
popolo alla riscossa!
Cerchiamo
pane, lavoro e ripresa.
Chi
ci ha rubato la nostra vita?
Forza
italiano, urla più forte
in
tutto il mondo vi è uguale sorte.
All'arrembaggio
osiamo dire
forconi
in mano e grida infinite.
Trama
Volano
pagine di Costituzione
quarto
capitolo non ha padrone.
Celle
si aprono non è indulto
ma
affar di Stato non contemplato.
Popolo
Grande
signora dove sei ora?
Cosa
succede in questa aurora?
Cos'è
scompiglio, chi ha tradito
chi
non ha dato o ha dormito?
Europa
si chiama la nostra condanna
Italia
è ferita, si sente tradita.
Scelte
si fanno senza ragione
il
popolo ha fame e cerca un signore.
Che
dici mio frate?
Chi
è il designato?
Cerchiamo
qualcuno che ami lo Stato.
Io
guardo da un angolo e non capisco ragioni
poi
vedo una donna andare dai tuoi.
Italia
Sono
l'Italia, non vi abbandono
triste
è il destino ma non repentino.
Vi
abbraccio fratelli son quasi sconfitta
ma
non finita, continua la vita.
Vi
osservo e mi chiedo se posso sapere
chi
siete e che fate mostrate le mani!
Commerciante
Io
sono un commerciante di cose pregiate
ho
perso i clienti e non sono tornati.
Straniero
Io
sono straniero e voglio conoscere diritti di tutti.
Voglio
una casa e la mia salute.
Padre
Io
sono padre e voglio portare
un
pezzo di pane ai figli e al cane.
Trama
Ad
un tratto Italia si sposta di netto
e
lì che mi vede e incontro mi viene. (vedova)
Esito
un poco ma capisco che è il tempo.
Allora,
le dico il vero:
Vedova
Strappata
mi fu la vesta
con
cupidigia maldestra.
Con
passo che tentenna,
vago
avanti e indietro
e
alla folla non mi lego.
Amor
di Cristo mi vestì
e
una rosa lascio cader sul suolo
davanti
a te signora.
Italia
Chi
sei donna quasi ignuda
lei
mi chiese porgendomi il suo manto.
Non
vergognarti di mostrarti
e
raccontami perchè nel viso
tuo
traspare il pianto.
Vedova
Vedova
sono e orfani del mio grembo porto.
La
città dove vivo dei miei beni mi ha reso spoglia
e
oggi non ho bandiera per dirti onore e gloria.
Italia
Il
vento è fermo e stendardo mio sventolar non vuole.
Costituzione
ti dono
e
un inchino ti porgo.
Copriti
con la mia veste
come
si è sempre fatto.
Mandato
via è il gran capo
ma
diritto e rimasto!
I
figli tuoi sono i più belli!
Italia
li abbraccia prima di altri fratelli.
Lavoro
e dignità gli deve
e
non preoccuparti perchè
se
madre con te io sono
l'amor
di padre li veglia d'uopo.
Non
piangere donna al mio cospetto.
Italia
ama le madri dei suoi figli
Coraggio
ti dico e avanti alla folla mettiti.
Vedova
Infreddolita
raccoglier oso l'abbandonata rosa
la
metto in capo mentre Italia con forza
si
è strappata il manto.
Italia
Se
malagente ti ha tolto tanto
io
ti rivesto e ti do coraggio.
Poi,
mi copre il corpo asciugandomi il pianto.
Vedova
Forse
sto sognando mi dico allora
in
questa confusione ho visto tutti perder diritti
domani
sarò sveglia e triste come ora.
Un
uomo io ho sepolto,
l'amore
mio di sempre.
Lavoro
mi han rubato e denaro dato
a
chi non conosce affanno.
Intanto
che parlavo,
Il
falco pellegrino volava e ritornava
voleva
non esser vinto d'Italia innamorato:
Falco
Signori
che votate un gesto vi chiedo ancora
Prendete
la bandiera e urlate più di ora!
Voci
fuori campo
Togliamo
ai ricchi per dare a chi non ha.
Aumento
ai dipendenti rialziamo le saracinesche.
Trama
A
furor di popolo urlavan tutti !
Popolo
Vogliamo
libertà, giustizia e democrazia.
Un
uomo che ci guidi che ami la nostra terra.
Non
riforme ma soldi e trionfi!
Clienti
e tangenti ci hanno piegato
ma
siamo un popolo forte e ci risolleviamo!
Libertà
chiediamo in coro.
Dono
segreto per ogni uomo!
Trama
e attori della scena quinta
la
scena è ambientata nella stanza del padre. L'uomo esordisce
provocando il santo
ma
viene redarguido. Nasce un dialogo tra i due che tocca temi di una
certa complessità. Dove si trova e come recuperare il patrimonio
italiano?
Il
frate che è san Francesco di Paola ricorda all'uomo che ha dei
doveri verso lo stato. Che siamo una famiglia e dobbiamo avere come
interesse comune il bene sociale. Nessuno è solo in terra di Italia
e possiamo scegliere di dichiare il nostro paese discendente diretto
dei nostri averi in cambio di un giaciglio sicuro per le nostre
spoglie e una targa che ricordi che ci siamo stati.
Attori:
Padre
Frate
Scena
quinta
Il
patrimonio
Padre
con aria di sfida avvicinandosi alla grande lente e rivolgendosi al
frate:
Volano
sottane al vento di piacere
di
donna dai grandi affari
e
signora delle strade.
Che
metro porgi ora o frate vagabondo?
Qual
è la tua morale.
.Sei
forse ben pensante?
Frate
:
Bada
tu! Padre di triste inganno
puoi
vegliar dal Polifemico occhio
ma
non tradir il mio cuor di olio unto.
Vagabondo
per sentieri
porto
messaggio d'amore e pace
e
giudizi non oso dare!
Destino
ti volle padre di una bugia
ma
figlio di un paese senza ipocrisia.
Il
tuo tesoro non ha eredi,
tuo
padre è lo Stato e a lui va lasciato!
Non
è badante che eredita i tuoi denari
ma
Italia tutta che li riusa.
Mancata
è ricchezza e tesoro gli appartiene
scegli
lo Stato e la Chiesa che ti sostiene.
Dovere
è dare per ottenere
non
hai diritto di sostenere.
Io
vagabondo, tu di passaggio
nulla
appartiene ad uomo soltanto!
Ciò
che è ricchezza in vita terrena
è
di chi resta: Comunità intera.
Fratelli
riconoscenti curan le tue spoglie
in
giardino all'inglese fra sentieri con viole.
Targa
riporta lascito e gloria,
sorriso
di fanciulla accompagna la tua ora.
Dormi
in pace mentre il tuo corpo giace
e
Dio lo benedice per l'ora a te felice.
Padre:
Se
madre terra è l'Italia e gli italiani son fratelli,
io
ho famiglia e comprendo testamento!
Nessun
figlio mi piange e straniero conto cointesto
con
Banca d'Italia per amor di patria.
Frate
:
Tornano
i denari che nessuno più reclama.
Si
riempiono le casse e si annullano le tasse.
Famiglia
di popolo sostiene le spese
per
pace e benessere senza interesse.
Semplice
è il mio pensare di minimo uomo
vestito
di luce.
Io
tolgo l'inganno per vita terrena
per
farti capire che triste è la fine
di
chi mai più spera.
Giustizia
è anche questa:
Solidarietà
sincera
e
coscienza di avere una famiglia vera.
Padre:
Dici
parole che mi commuovono un poco.
Non
ho mai pensato alla mia ora ignaro.
Adesso
ho capito non sono da solo,
ho
tanti fratelli che conosco ogni giorno.
Muoio
sereno non più col pensiero
sapendo
che ho un fiore,
gratitudine
e onore!
Trama
e attori della scena sesta
Quando
è visibile la costellazione di Orione, le stanze di un ospedale si
illuminano della luce delle stelle. Avvengono nuove scoperte
tecnologiche innovative servendosi di leggi matematiche. Anche in
campo astronomico ci sono ulteriori sviluppi.
Nuovi
pianeti vengono avvistati nel nostro spazio. Sono posti satelliti in
cielo e in terra e l'uomo di scienza diventa responsabile della vita
umana con le sue scelte .
Gli
appare San Francesco di Paola per ricordargli che c'è un limite al
grande dono che ha ricevuto. Un muro invalicabile posto da chi ha
creato tutto: La morale.
La
scienza è grazia ricevuta da Dio per sconfiggere la malattia.
Poi
sempre il frate Benedice il medico e lo consola asserendo che se
durante la sua missione casualmente lui stesso perisce avrà la vita
eterna. Inoltre ricorda che i migliori farmaci si sono trovate in
natura, insetti ed erbe, veleni animali, sono stati a lungo
utilizzati nell'antichità. Perciò può capitare che grazie ad una
casuale puntura di insetto raro un ignaro ragazzino guarisca da una
patologia in essere pensando sia fortuna casuale. Ma può capitare il
contrario ad altri con altri animali.
Invece,
il Brasile è il polmone del mondo, la nostra aria.
Quando
la luce divina irraggia tutti a spezzarsi è il robot nato per vanità
umana.
Il
padre soffre la perdita perchè lo ha considerato a lungo il figlio
ma San Francesco Di Paola lo redarguisce dichiarando che ciò che
l'uomo crea è fine a se stesso ed è destinato a distruggersi nel
tempo. Solo Dio è il creatore e l'uomo è suo subalterno.
Lo
scienziato comprende la parola e dichiara che si atterrà ai principi
morali.
Emerge
anche la figura di Dio Padre che indulgente ci fa scoprire un
pezzetto di quelli che sono i grandi segreti della creazione creando
una alleanza con l'umanità. Da quì la frase, Dio può tutto!
Attori
Professore
medici
Padre
Ragazzo
Frate.
Scena
Sesta
La
scienza
Trama
Cosa
riporta oggi la lente
è
il ragazzo che vede e per primo si siede.
Alberi
alti e palazzi distanti sono alla vista di tutti quanti.
Poi
si sofferma zummando i centrali.
Dentro
c'è un professore che spiega ai dottori
teorie
che aiutano noi:
Professore
Costellazione
di Orione segna la via
che
illumina stanze senza allegria.
Calcoli
indefiniti per numeri primi
rivelano
leggi di tecnologie.
Nuovi
pianeti si scoprono ancora
dopo
plutone non batte l'aurora.
Satellite
spia vigila alto
e
suo fratello resta più in basso.
Colonne
portanti ci tengono testa
e
realtà diventa funesta.
Con
fermezza ed esperienza
tengo
il cronometro all'esistenza.
Trama
D'un
tratto il ragazzo distratto
volge
lo sguardo in un altro spazio.
Un
bel giardino di viole vestito
in
un mattino d'estate in avvio.
Un
medico allunga il suo passo
e
per strada incontra il mio santo
Professore
Chi
sei tu (gli domanda ignaro)
che
ti accosti al mio passaggio?
Dice
sentenza il dotto fermato mentre l'abbaglia l'azzurro
di
un fresco mattino di sole irraggiato
poi
sente la gioia di esser beato.
Frate
Non
importa chi son io ma chi sei tu
in
questo mondo e nel
mio.
Io
sono solo un vagabondo al servizio di Dio.
Tu
porti le spine di tristi mattini
e
momenti felici di
faticose
conquiste.
Di
virtù io nutro il tuo cuore
ma
di peccato rivesto il mio onore. (calunnia)
Camice
bianco triste è l'inganno
per
chi è adagiato in un letto disfatto.
Angelo
brilla di luce divina
e
s'accosta a quel talamo bianco
per
destino di ignaro.
Sorridi
dunque se per disgrazia perisci
perchè
per gloria domani gioisci!
Nasce
l'insetto dopo cent'anni e punge
fanciullo
con raro malanno.
Negro
è il colore e di zampe ne porta
ricorda
è il suo manto che salva l'ingrato.
Farmaco
utile per scienza suprema
combatte
all'origine un grande problema.
Brasile
polmone di tutte le terre
ma
Monti nascondono tesori più antichi
farmaci
fra boscaglia di erbe ed insetti .
Formiche
non sono ma lo sembrano un poco.
La
scienza è infinita
aperta
ha la porta di chiaro vestita.
Lunga
è la strada che ci porta alla via
ma
solo un pezzo conoscere puoi
per
andare dove tu vuoi.
Trama
(Nella
stanza il Padre si avvicina al ragazzo
per
guardare cosa accade e dice)
Hai
sentito il frate cosa sostiene e il medico cosa detiene?
Mi
sono perso qualcosa ma taciamo per ora
Segreti
di scienza si svelan costoro.
parlano
di cose che anche io capisco poco.
Taciamo
comunque
perchè
il frate continua
Per
lui ho grande stima.
Frate
Dio
ama il diritto e crede in giustizia.
Vanta
ricerca e morale cerca.
Infinita
è l'opera che ci contorna.
Ogni
creatura qui nata se stessa richiama
come
fanciulla falsamente specchiata
o
bifronte ubicata.
Credetemi
ancora perchè ho una nuova!
Grande
è Dio che d'amore si è vinto
ma
ci ha condannato
per
un grande peccato.
Triste
è il destino per chi si approfitta
di
scoperte importanti
per
diventare giganti.
Amate
l'Altissimo e fate ricerca
per
dare vita a missione suprema.
Ci
sono persone che chiedono aiuto
assistenza
e coscienza
che
il male ha negato ma Dio ha condonato.
Cortina
c'è in fondo.
Non
puoi valicarla
si
chiama morale tienine conto.
Il
genio è un dono ma può essere tolto.
Ti
chiedo perciò di pensarci un poco.
Demonio
è passato e ci ha rovinato.
Non
fare il tuo male ma aiuta le sorti.
Ricordati
sempre che Dio è potente
ti
guarda e ti guida se non oltrepassi misura.
Perche
lui conosce il tuo cuore fanciullo
e
la coscienza per tanto studio.
Trama
Il
padre si accosta e abbraccia il ragazzo.
Si
sente diverso e dice contento:
Padre
Non
sono libero di andare e venire
ma
attraverso il Polifemico occhio
ho
conosciuto mistero del mondo.
Frate
rivolgendosi al padre:
Tuo
corpo è chiesa di respiro d'amore
custodiscila
a fondo e guarda per terra.
Un
raggio riflette la lente e illumina tutta la gente
Il
padre cammina ma il fanciullo tentenna.
Ad
un tratto si spezza!
Trama
Un
urlo si sente. Il padre è gemente!
Straziante
è il dolore.
Per
l'atto accaduto
Ma
il frate l'indice alza
e
con voce seria proclama:
Frate
:
Non
puoi chiedere al padre di essere lui.
Non
era un umano ma un giocattolo raro.
Dio
solo è il creatore e l'uomo vi è sotto.
Ama
il tuo popolo e aiuta il prossimo.
Ricordati
ancora che l'avrebbe accettato
solo
per aiutare e non fare reato.
Trama
Il
medico guarda è non dice parola
ma
abbassa la testa a virtù maestra.
Poi
prende coraggio e afferma deciso:
Professore
Vo'
per la via dimentico eterno dell'opera mia.
Trama
Il
frate lo osserva con fare deciso
alza
il suo braccio ed indica un punto.
Frate
Italia
che senti ti porto un tributo
alziamo
la testa a virtù Maestra!
Adesso
ti lascio altra sorte mi attende
ricorda
sempre di esser coerente
per
cose di scienza e il padre le accetta.
Dio
nella sua magnificenza
illumina
il viaggio dell'umana coscienza.
Non
vuole l'inganno ne abuso passato
ti
chiede la pace e la morale per tanto.
Quando
ti senti l'animo inquieto
o
se non trovi verità che cerchi
prega
con fede e pensa convinto
ad
un aiuto sicuro
perchè
Dio può tutto!
Note
dell'Autore
Finisce
così questo libro di speranza e di amore.
In
attesa che torni a risplendere nuovamente la primavera italiana.
Non
dimentichiamoci mai di rimanere uniti sotto il tricolore, per essere
sempre più forti e decisi perché popolo di una grande Nazione.
In
passato siamo stati derisi e calpestati perchè non ci siamo
riconosciuti simili ma siamo figli di virtù e gloria. Romani e
barbari per una goccia. Solo se avremo coscienza di essere un unico
popolo e cercheremo il comune interesse,
vinceremo
ogni battaglia.
Vita
Francesca Genna