domenica 19 luglio 2015

Il miracolo di papa Giovanni XXIII


L'estate era ormai giunta al suo culmine ed io mi apprestavo ad andare in vacanza sulle montagne bergamasche. L'anno prima avevo conosciuto gli ultimi due giorni un amica coetanea di mio figlio e sapevo che questa ragazzina con i nonni li avrei incontrati nuovamente in data uno agosto.
Non sapevo nulla di costoro né della loro storia ma mi faceva piacere rivedere la ragazzina perché nel paese dove andavo non c'erano molti bambini del suo anno di nascita.  Lei quindi insieme ad altri avrebbero creato un gruppo di uguale età.
Accadde invece che arrivata su nei monti credo l'ultima settimana di luglio, la prima notte che dormì nel mio letto mi sognai il papa buono.
Ora vi racconto:
Insieme ad una mia collega mi era stato richiesto di andare dal medico competente dell'ente dove lavoro presso il poliambulatorio di Rugabella a Milano nel  luogo che era effettivamente il suo studio.
Intanto che attendevo di fare la visita ho visto che l'ambulatorio aveva la porta aperta e papa Giovanni XXIII era semi-sdraiato sul lettino delle visite.
Egli mi ha visto immediatamente e sollevandosi, mi ha accolta con un caloroso abbraccio per la gioia di vedermi.
Mi diceva: Figlia mia è tanto tempo che non ti vedo, ti sei fatta grande  e mi abbracciava con molto affetto e calore.
Poi si è staccato da me e sempre seduto sul lettino mi ha mostrato segni di sofferenza.
Mi ha detto quindi che era lì perché non stava bene e lo ha ripetuto  due forse tre volte. Poi ha continuato: "Vedi come sto?  Mi devi fare un favore perché io non ce la faccio.
Il 28 luglio vengono i tuoi amici da * S .  in provincia di Bergamo.  Con loro c'è un bambino. Lo devi aiutare."
"cosa posso fare per lui?"
" Devi dargli da mangiare ed insegnargli a farlo. Andrei io da lui ma non posso. "
Io ho guardato il volto affaticato del papa e gli ho detto va bene. Poi, mi sono resa conto che era passato il tempo perché la mia collega mi chiamava.
Allora ho detto a papa Giovanni:
Devo rientrare al lavoro e sono parecchio in ritardo non so come fare. Il medico non c'è e mi serve una giustifica per il ritardo devo andare a cercarlo.  Così stavo salutando il papa per cercare il medico competente. Il papa mi ha risposto:  Prendi quei foglietti lì sopra. Ti faccio io la giustifica.
La giustifica del papa l'accettano tutti. Ho sorriso e ringraziato. Poi, mi sono incamminata verso il mio posto di lavoro con la mia collega.
Quando mi sono risvegliata per tutto il giorno mi sono sentita l'abbraccio di papa Giovanni.
Il 28 luglio mi trovavo alle dieci a lucidare le mensole in sala e a finire di sistemare subito in modo di uscire di casa. Mio marito mi osservava da un po' e non capiva cosa stessi facendo, come mai mi stavo preparando per uscire alle dieci e trenta e mi spiava divertito.  Mi faceva domande ma non afferrava i concetti. Ad un certo punto gli ho raccontato che dovevo uscire perché il papa buono mi ha detto in sogno che l'amichetta di nostro figlio arrivava in quel giorno.
Lui mi ha risposto: ti sbagli le case in affitto si danno sempre il primo del mese.
Io sono uscita comunque e mio marito mi ha seguito. La casa distava dalla nostra  per un brevissimo tratto e ci siamo arrivati subito.  Davanti alla porta  di casa c'erano i nonni dell'amichetta di mio figlio e il padre della bimba che aveva seguito i nonni ma arrivava da una vacanza in Sicilia. Era stato nelle zone del trapanese e mi ha portato in dono un tamburello.  I due nonni avevano il viso sorpreso e ci hanno chiesto come facevamo a sapere che la padrona di casa gli ha anticipato le chiavi. Io spontaneamente gli ho risposto che me lo ha detto papa Giovanni in sogno e mi ha parlato anche di un bambino ma non lo vedevo.
Il padre della coetanea di mio figlio mi ha fissato un attimo e mi ha detto che ha portato anche suo figlio che si trovava con la figlia grande in giardino. Se volevamo io e mio marito potevamo seguirli  che aperta ormai la casa andavano a prenderli.
Siamo andati giù all'inizio del paese con le nostre rispettive auto e abbiamo visto i ragazzini in compagnia della zia.  Il bambino era piccolo, di circa cinque anni e chiedeva di andare a casa perché molto stanco e aveva sonno. Giocare lo stancava ma anche fare due passi. La famiglia si è subito giustificata dicendo che il ragazzino, senza madre dalla nascita era seguito da un centro psichiatrico infantile e che non si trovava una soluzione al problema che era di natura psichiatrica. Quindi lo hanno portato a casa. Io li ho ascoltati ma pensavo alle parole di papa Giovanni. Devi dargli il cibo e insegnargli a mangiare.
La prima cosa che ho fatto andando a casa, ho telefonato  al poliambulatorio dove lavoravo cercando la segretaria del mio capo che mi stava sostituendo per le ferie.
Gli ho chiesto il nome dei sali minerali che assumevano le dottoresse per la troppa calura.
Lei mi ha risposto Aboca e io l'ho ringraziata , mi ha detto anche di comprare le banane e gli ho detto che i suoi consigli mi servivano  per un bambino che accusava stanchezza. Quando ho attaccato il ricevitore ho fatto mente locale e mi sono ricordata del nome di un ricostituente più completo adatto ai bambini e gli ho comprato il betrofon plus.
Sono andata a casa di quelle persone e ho chiesto cosa mangiava il piccolo.
Solo pastina e si stancava. Difficilmente ingeriva altri cibi perché la madre non era italiana ed il bambino non gradiva  i sapori locali.
Non può sforzarlo ho risposto io e la nonna: no, perché non essendo mio figlio non me la sento di sgridarlo poi, nello stato in cui si trova  meglio accontentarlo se no salta anche la minestra.
Ho chiesto di farlo venire a casa mia con la sorella e gli ho insegnato a mangiare gli alimenti aiutandomi con il ricostituente.
Gli ho chiesto se aveva tremori notturni ed era affermativo.  Il medico del paese ha visitato  il piccolo ed io ho detto di dire al pediatra dell'inappetenza del ragazzino .  Dopo cinque anni ho visto un bel ragazzo che giocava a palla in giardino e i nonni mi hanno detto che era lui. Non lo avevo riconosciuto. oggi è un bellissimo ragazzo.
Grazie al papa la storia è finita bene.


 

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