mercoledì 15 luglio 2015

Padre

Padre,
fischia il treno 🚃 dei viaggi infiniti in giorni che non rimangono impressi nella mente.
Non palpita il cuore in petto e non urlano i dolori altrui.
Sono lontani un mare ed una terra da me.
Non sentirò la tua sofferenza mentre non escono lacrime da occhi troppo vecchi per vedere il porto e il molo....
Molte navi attraccano portando esperienze di umane virtù.
Tradiscimi nei pensieri e urla mentre calpesto il tuo petto logorato dalle grandi tempeste.
Oggi guardandoti si placa e chiede venia.
Si può odiare e amare per odiare nuovamente le onde che sconvolgono la banchina.
Siamo pesci in un oceano di squali.
Nasconderemo il nostro boccheggiare per salvarci.
Chi è il predatore e chi l'alga che si posa sul masso per lasciarsi cullare dalle onde ogni tanto?
Non io che guardo e mi stupisco di tanto oblio.
Il sole è la mia consolazione più grande.
Il raggio che mi attraversa e con un bacio mi rende importante.
Sono debole davanti ad un sorriso che trema i ginocchi e
brama passionale poesia.
Fuggo e lo perdo per la via all'incrocio del destino.
Tante strade mi dirottano verso fantasie da vivere e castelli da costruire
fino a quando il vento li abbatte fischiando per un'ultima volta il tuo nome.
Era racchiuso prigioniero in un mio saluto sincero ormai dissolto tra le macerie di un palazzo antico .
Vita Francesca Genna

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