domenica 19 ottobre 2014


 
 
 
Dono segreto : la libertà Vita Francesca Genna 
© Laboratorio eBook Edizioni  www.laboratorioebook.it  1    
Vita Francesca Genna 
Dono segreto: la libertà              
Pubblicato da:  
ISBN 9788898712243 
Copyright © 2014 Vita Francesca Genna Laboratorio eBook Edizioni Prima edizione digitale Settembre 2014 Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. 
 
Dono segreto : la libertà Vita Francesca Genna 
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Indice 
 
Scena I - La libertà          pag. 3
Scena II - La giustizia         pag. 14
Scena III - L’unione         pag. 34
Scena IV - Lavoro e dignità        pag. 42
Scena V - Il patrimonio         pag. 49
Scena VI - La scienza         pag. 53
Note dell’Autrice          pag. 62
 
Dono segreto : la libertà Vita Francesca Genna 
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Scena I – La libertà 
 
Trama e attori della scena prima 
Nel tempo dei nostri giorni, anno solare 2013, nel Paese Italia, si celebra questa
commedia che parla di libertà intesa come acquisizione dei diritti primari dell'uomo.
La scena prima si svolge all'interno di una casa. In una stanza posta sotto
sorveglianza dai ricercatori per uno dei numerosi progetti di studio della mente
umana che ha lo scopo di ideare un prototipo capace di fare le nostre stesse azioni
umane e avere una sintesi emozionale complessa da trasferire all'interno di un
personal computer contenente un cervello ricreato simile al nostro. Altri studi ci
sono simili a questo. Il principale è lo studio Human Brain che ha vinto un concorso
europeo nel 2005 e oggi viene eseguito in molti ospedali italiani per contrastare
patologie degenerative del sistema nervoso.  
L'uomo e il ragazzo in studio sono collegati al satellite MK – Ultra. Gi scienziati sono
capitanati da Macram nome coniato da MAC – RAM. Essi, grazie ad un sintetizzatore
vocale riescono a leggere il pensiero umano.
In questa situazione disumana con perdita di diritti inviolabili, il padre agisce con
rabbia e inveisce contro i suoi aguzzini. Intanto collabora al progetto che gli viene
imposto, l'opera pia (detta così perché impegnativa) maledetta. 
Il contenuto dell'opera è liberamente immaginato con lo scopo di riportare ai lettori
una proiezione del tempo e dell’attualità del momento. Ogni riferimento a cose e
persone è puramente casuale. 
Protagonisti principali dell'opera sono l'Italia con tutti i suoi cittadini e la grave crisi 
che incombe. Nella prima scena, il tema trattato è la libertà come diritto di avere la
consapevolezza di poter disporre di sé senza essere strumento di un potere
superiore. Di essere uomo che si muove in un contesto civile. La rabbia del
protagonista alla fine si trasforma nel desiderio irrefrenabile di tentare la fuga. In
questo ambito l'uomo insegna al ragazzo cosa è la vita. 
Gli attori della prima scena sono:
- padre 
- ragazzo
- voce fuori campo, non è la stessa voce del tiranno ma uno dei persecutori.
- tiranno. Voce che interagisce.
 
Dono segreto : la libertà Vita Francesca Genna 
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Si alza il sipario. 

In una stanza un uomo che chiamo padre, cammina nervosamente avanti e indietro
gridando la sua rabbia e un ragazzo lo guarda stando seduto vicino ad un tavolo. 
Padre
(inveendo verso l'alto)
Busso al tuo cuore sopito e sorrido con sguardi di lame lucenti!
Non conosco il tuo volto ma il tuo odio che 
cola fino in basso dove è ceco il tuo sapere.
(detto con rabbia. Lavora senza volontà di farlo)
Brilla l'opera pia maledetta!
Vuoto è il calice sbattuto a terra!  
Ragazzo
Perché urli?  
Padre
(detto con disperazione)
Dove è sordo il mio sentire? 
Voltati ed eremo vai, senza virtù e senza gloria! 
Ragazzo
Che tu dici padre, a chi ti rivolgi? 
Padre
Non parlo a te degli empi ma saggia beato l'arguzia mia 
perché tu possa un giorno ascoltare
canto di vergini e menestrelli.
Che il tuo orecchio non oda
mai ciò che a me è dato udire e 
guardare ciò che io rinnego e
copro con la mia nobile mano.
Coperti sono gli occhi miei ma altro non oso fare. 
Ogn'or maledico l'istante che conobbi le mie catene! 
Ragazzo
A che brami allor?
Perdona il mio voler sapere! 
Padre
(tono di poco basso e contrariato)
Scellerato taci!
Non siamo soli ma sprovveduti! 
Ragazzo
(a bassa voce tenendo la mano arcuata vicino alla bocca )
Avvicino l'orecchio e ti ascolto. 
Padre
(a bassa voce)
Libertà figliol, libertà! 
Ragazzo
(con voce più alta )
Un dono!
Padre
Già così io sogno e in grande viaggio.
Libero ero prima di cotal passaggio. 
Amavo giovin fanciulla e frutta matura gustavo beato. 
Ragazzo
Ora sono stenti o padre e sacrifici che pesano in cuor. 
Vorrei conoscer anche io il tuo bramar desìo. 
Padre
Solerte e fiducioso mi alzerò di nuovo. 
Un tempo vedevo negli occhi miei 
le stelle di un grande firmamento.
Il viso mio di rosse gote era vestito e 
di alamari e specchi addobbavo il mio nido. 
Gioiosi giorni conobbi e a te sorrisi o figlio! 
Ragazzo
(con dolcezza)
Di me racconta! Chi sono ora? 
Dov'è mia madre e la sua storia? 
Dov'è quel volto di madonna che mi guardò la prima volta? 
Padre
Figlio mio è qui il difetto!
Non oso risponder per non turbar il tuo giovin intelletto.  

Ragazzo
Parlami allora di libertà ogni ora 
affinchè io possa imparar cosa è un sogno ed una gioia. 
Padre
Commuover mi fai o figlio e oserei dir...
(Si arresta all'improvviso perché sente un rumore )
Chi è là!
Hai visto?
Rischiar mi fai di me la vita! 
Ragazzo
Perdona padre la mia vocale. 
Il tono alzai dimentico di tutto. 
Troppa è la foga di saper di questo dono che celi in cuor. 
Voce fuori campo
Basta voi due, o son sferzate! 
Ragazzo
Padre, un tremito io sento sulla pelle 
con goccia di sudor che dalla schiena discende. 
Padre
È paura figlio. Su calmati e taci. 
Domani è di nuovo l'alba. 
Chissà se potrò insegnarti cos'è
(in un orecchio a bassa voce) 
la fuga. 

Trama
Cala la notte e il ragazzo se ne andato. 
Padre
(con calma si rivolge al tiranno )
Stuzzica il mio ragionar beato il pensar con te. 
Voce che malandrina sei e soggiogar mi vuoi, ti temo!
Stressante è il mio riflessar di giorno e notte con pilotato sogno. 
Tiranno ti chiami e mi catturi per questo figlio di mio pensar natio. 
Schiavo un dì mi facesti e mia libertà uccidesti. 
Ad odiar mi insegni e con crudeltà mi fai pascer l'opera tua!
Perciò oggi taccio e poi moro!
Vile destino mi lega e mi ferisce orgoglio. 
Tiranno
Non ti lamentar omo che per sapienza cadi. 
Non sono io che ti maledico ma Macram il “divino”. 
Padre
Un figlio, un figlio... cos'è un figlio?
Forse non sai che mai crudeltà conobbi come l'inferta? 
Da donna fiorisce il seme. 
Germoglia e colore prende. 
Di acqua, di sole vive e per età poi cede. 
Sintetica voce lasciarmi andar non vuoi. 
Libero sono nato e non tuo schiavo!

Tiranno: 
Or taci quando ragazzo dal riposo fa ritorno. 
Parlagli del tuo saper di omo ma! ( piccola pausa )
non proferir parola alcuna di quanto detto 
e del segreto! 
Trama
È mattino quando torna il ragazzo 
Ragazzo
Eccomi padre ammira! Un regalo porto!
Puoi guardar dal polifemico occhio.
Grande lente ci mostra vita di mondo.
Magnifici tempi e grandi castelli ormai deserti.
Mari immensi e ogni via dove sentire possiamo 
reali storie vissute dall'umano.  
Trama
Il padre si accosta e avvicina il capo alla lente
con fare meravigliato.
Poi ammette curioso il suo pensato: 
Padre
Voglio vedere destino mio di fato.
Oh! Cosa vedo, oh che sospiro! 
Son montagne quelle ed un ruscello.  

Trama
Poi sempre il padre rivolgendosi al ragazzo: 
Padre
Una lacrima offro per darti emozione.
Guarda o figlio ti mostro:
lontano, là in fondo c'è cranio l'antico monte!
Tre legni immagino piantati e 
al centro depongo di rovi corona. 
Cammino al mio passo e vo' in groppa ad un destriero. 
Ragazzo
Oh! Padre! Sublime!
Un cavallo alla fine! 
Padre
Non fine ma inizio e corsa veloce
dove il masso si sposta 
e nel fondale strapiomba
con magica forza.
Un frate mio amico conduce il cammino. 
Un sacco egli porta e vagabondo loda. 
Minimo è il pensiero e semplice il suo frutto. 
Non figlio ma amor soave in dono mi offre e 
tende l'orecchio al serpeggiar di serpi snidate 
falsamente fiere.   

Ragazzo
Padre schiacciare tu puoi i rettili strisci? 
Padre
Non posso mio caro.
Si annidano e di cova son ora.
Aumentan ancora. 
Ragazzo: 
Che triste destino! 
Padre
Lo hai detto bambino.
Sessantacinque i denari 
ventiduemila i martirizzati. 
Voce oltre campo
Non proferir parola alcuna omo, ti redarguisco! 
Osserva il polifemico occhio ed insegna il sentimento. 
Colui che ti è accanto è il prediletto. 
Padre 
(verso il ragazzo)
Non ho altra sorte che stare al tuo cospetto 
ma penso e cerco un segno. 
Ragazzo
Mi spiace padre. Io non so nulla.



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Commento all'opera
 
L’opera teatrale sulla libertà, ti incita a scrollarti dal peso di governanti ingiusti e fa spazio per poter credere ancora nella propria nazione.
Anno 2013: il popolo italiano è stremato dalla crisi economica e sfiduciato dal mal governo per questo confida nei suoi ideali patriottici per farsi forza.
Vita Francesca Genna, nella sua opera teatrale sulla libertà, elaborata in un sogno, mediante la voce di personaggi che metaforicamente rappresentano i vari “gradini” della scala sociale, affronta gli argomenti più toccanti di questi tempi: la giustizia, il patrimonio sociale, il diritto di famiglia, i diritti delle coppie di fatto omosessuali, contempla la Costituzione e giudica chi governa; analizzando questi temi fondamentali, sprona il popolo italiano a reagire alla pressione morale dei governi, a riprendersi i valori che contraddistinguono un popolo affinché tutti si possano sentire parte di una Nazione.
Oltre alla sfera nazionalistica, viene affrontato il confronto sempre presente tra Chiesa e Scienza: due universi paralleli che consentono all’uomo di continuare a sperare e a credere in qualcosa, che sia la scoperta di un farmaco, o la consapevolezza che non si è mai soli nel cammino della propria vita.
Vita Francesca dice “Basta!” al popolo schiacciato dai potenti e rivendica il valore assoluto di tutti i tempi: la libertà!

 
 
 
 
 

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