domenica 19 ottobre 2014

ODORE DI NUVOLE





Rosa rossa colore della passione, vellutata come la pelle. La sento mentre la insapono. Profuma di pulito, di fiori di primavera dai pistilli ricolmi di nettare. Sono miele dalla carne tiepida e bianca e i miei occhi il prato che spazia nella vallata. Il mio cuore è lo scalpitio dei passi nel marmo o un cavallo in corsa verso la vita. Noi, due stalloni arabi che non vogliono morire. Che lottano per conquistare un pezzo di se stessi all'interno della società. Dove sei oggi amore? Quale stanza segreta occupi  a cui io non ho libero accesso? Non posso saperlo e non me lo chiedo più mentre pettino i miei lunghi capelli corvini a te ormai estranei. I miei capezzoli rimangono scoperti tra la schiuma di sapone al centro di seni sodi, giovani, voluttuosi che richiamano il piacere che tu tanto ricerchi nel corpo di altre. In quella vita futura che non ci appartiene e non è nostra. Non saprai mai cosa vuol dire amarci e godo fra le braccia di un uomo. È così che ho conosciuto la mia anima. Avvolta nel desiderio di un altro. Altri occhi. Altri baci. Uguale passione. Amore. Incontro di anime sincere e pure che hanno danzato la vita. Nascondo tutto qui, dove nessuno può rubare ed infangare il mio sentire. In questa stanza segreta dove non è mai stato neanche il nuovo lui che oggi può avere libero accesso ma non ha voglia di entrare. Allora a volteggiare ci siamo io e le parole. Segreti inconfessabili che posso dichiarare: Le mie lusinghe d'amor profano per un uomo sposato. Un numero segreto per parlare di noi. Notti dove la carne arrostisce e a respirare è quell'alito di vita che rubiamo al mondo. Domani. Sì, fuggiremo per poi ritornare nella nostra ipocrisia. Mani bianche, vellutate. Distinte. Petali di rosa rossa. Passione e adulterio. No mia moglie non è più la stessa. L'amore è con te. Ti amo.  Bugia o dolce inganno. Ti telefono domani. Ciao come stai? Un bacio profondo lingue che si cercano e non è il tuo bacio. Quello dei primi giorni  quando era primavera e le rose erano boccioli senza profumo. Nessun petalo hai raccolto ne accarezzato. Non ci abbiamo creduto. La vita, cos'è la vita? Forse un valzer. Una dolce melodia che ci attraversa e ci spinge ad andare oltre. A volteggiare tra fiumi di parole alla ricerca di noi. La vita è la musica che sento. Il rumore del pianto e del mio riso. La tua porta che sbatte e mi lascia fuori da tutto il passato. È il silenzio e l'alba davanti ad un mare lontano, dove a capirsi ci sono due che si danno la mano.  Lo amo.
 CAPITOLO II
Uno, due, uno, due , eh! eh! eh! Dondolo i piedini seduta in una sedia troppo alta dentro una stanza d'ospedale. Il corpo voltato del medico non mi fa vedere nulla ed io continuo il mio gioco. Voglio capire la distanza tra il pavimento e i miei piccoli piedi. Poi gli occhi fissi di mio padre che mi fanno l'occhietto ed io gli rido e poi mi fermo. Un ciuffo nero brizzolato in un corpo robusto di cinquantenne dentro un camice bianco. Ad un tratto, il nulla. Mi risveglio dopo ore uscendo dall'auto che mi ha riportato a casa. Cosa è successo chiedo con gli occhi stropicciati dal sonno, ricordando la grande siringa vicino alla pancia di mamma. Mia madre mi prende per mano e mi dice:  " Sono andata a fare tuo fratello."  "Ninna nanna mamma c'è qualcuno che..." canta la ninna nanna anche mia madre in quella camera con le luci soffuse. Sole, dormiamo insieme abbracciandoci. Sento il suo calore. Scopro che gli voglio bene. È freddo il mio cuore. Oggi piange ed è inconsolabile. Il vuoto mi assale e sono disperata. Non tornerà più e lo amo. La mia anima è lassù. Chissà dove. In un'altra stanza segreta a cui non ho accesso. Perché? Non serve piangere e pregare ma urlo la mia disperazione. Il freddo umido che scende mi raggela le ossa. Devo fuggire da qui. Non mi piace più questo valzer. Non voglio ballare senza cavaliere e batto i pugni sulla porta. Voglio uscire! grido disperata invece rimango ma non cedo. Alla fine mi arrendo. Scivolo piano per terra e mi addormento. Un due tre, stella! Beccata! Tocca a te. Un'altra volta dai! Un due tre, stella! dopo rubo la merenda. Non la mangio io ma la divido per tre. Io mi nutro di fiori. Succhio i pistilli e gusto il dolce nettare come una piccola ape. Raccolgo i trifogli da terra e li trovo gustosi. Poi, ammiro il sole, il mare e i cavallucci che mi sbattono a riva mi divertono troppo. Onde come cavalli mi scaraventano in campagna in groppa ad un cavallo da corsa, Balzac.

Il suo manto è scuro e ha una zampa con una piccola ferita. Lo cavalco fino a sera. Senza sella. Vado per la campagna e ricevo una rosa. Piccolo fiore dove vai mi chiede lo stalliere. Perché vai in giro per il mondo? Se ti fermassi un momento scopriresti che qualcuno ti vuole bene. Sono io il piccolo fiore e cerco un giardino dove piantarmi. In altra terra. Lontano da qui. Dove vive lui. L'amore della mia vita. Non so perché c'è quel filo sottile che ci lega. Quel qualcosa che non ci permette di dire basta da oggi. Forse è colpa dei suoi difetti che ho imparato a sopportare o per l'abitudine di svegliarmi la mattina, cosciente che lui è lì, per me. Si trova in quell'angolo di cuore e non vuole andare via. Cosa è per me tutto questo? Poesia? Magia? Follia? Perché lo sento dentro e mi riempie l'esistenza dopo averla travolta? Uno così non può andare via. È per sempre. Ti ruba gli attimi più belli e se ne appropria. Ti appartiene ma lo lasceresti andare in giro per il mondo perché sai che il suo mondo è a casa. Nel tuo letto. Dentro i tuoi occhi. Nel suo furbo sorriso. In una parola: Amore. Sputo per terra. Ho schifo di me. Di quanto sono caduta in basso. Il mio numero di telefono è falso. No, non posso vederti domani. Non provo niente ed è difficile essere bugiardi con il proprio sé. Torno sui miei passi. Cercherò un'altra storia domani. Sì, sicuramente incontrerò chi saprà comprendere il pieno che mi riempie. Quel mio sentire la vita dentro. Questo mio vivere facendo finta di sopravvivere. Sì, voglio un'opportunità. Un tempo dentro il mio tempo. L'attimo. Qualcosa che spacca ed è musica veloce. È fragore di onde che si schiantano sugli scogli.

Il mio sentire mi rivoluziona. E' la nuova musica di ora. Non volteggio più  ma ballo al ritmo di un boato. Vita. Destino di libertà. La stanza ora è assolata. Non vedo più i suoi muri e corro. Voglio correre veloce ma inciampo. Ho la caviglia che duole e sto per terra. Guardo le parole arrivare  come farfalle e accarezzarmi. Le catturo per farle mie. Poesie è questo che creo. Libertà è anche appropriarsi di questa musica che sento. Versi e un figlio. Onda di gioia che mi riempie. Vita dentro la vita. Noi tre. Il suo cuore batte e gli catturo un piedino che si intravede nella mia pancia. È felicità la sua nascita. Il sapore della famiglia adesso lo gusto. Non è nato con un una siringa vicino al grembo materno. Il suo sguardo dentro di me e i nostri corpi si sono avvicinati con poesia, dolcezza, desiderio. Oggi no ho detto piano, potrei avere... Lui: sss, non dirlo, lo facciamo! Io ti amo. Poi un lungo bacio.

Si è fermata la musica ed ho finito di danzare. La porta dietro me è aperta. Ora posso uscire ma non lo faccio. Suono io la vita. Le mie corde sono crine di cavallo che il musicista sa muovere con destrezza. Mi piace questa stanza. E' la mia felicità. Ho un paio d'ali ora e volo alto. Non ricordo magia più grande di essere sposa e madre. Torna ancora il passato. Il mio cavaliere perduto si offre per un ballo. Il mio sguardo è verso la porta. Mi basta un balzo e corro verso la vita. Ora esco mi dico... Il cuore batte. L'emozione è forte. Ma, mentre corro mi blocca il passo. Non lo guardo e mi ritrovo con i tacchi ed il vestito nero con lo spacco. Vivo l'entusiasmo di ballare un tango argentino. Non guardo il cavaliere. Batto i piedi e li inserisco fra le sue gambe. Non devo guardarlo in faccia mentre volteggio lui mi trascina per la sala. Sono una ballerina sensuale e fredda. Ho dimenticato che la porta è aperta e danzo questa vita con tanta armonia. Non so quanto durerà il ballo. Il tempo non esiste in questa stanza. Sono prigioniera di ciò che sento e nel sentire mi sento viva. D'improvviso le regole si infrangono e i suoi occhi incontrano i miei. Non ci siamo resi conto che le nostre bocche si sono dischiuse per un dolce bacio. Veloce. Serpentino. Poi lo stacco del suono. Lui mi spinge lontano. Ritorno rapita dalla musica ma svanisce mentre stendo verso quell'uomo la mia mano. Un'ombra solo un ombra del passato. Non so se può essere stato amore l'averlo incontrato. Forse è solo un miraggio o un desiderio profano. Accarezzo le mie labbra e cerco di cantare seduta a terra. Sul pavimento freddo  le lacrime mi sciolgono l'abito e mi ritrovo con altri panni e senza tacchi. Ho solo una spianatoia, farina e patate. C'è un auto che mi aspetta sotto casa ma, dico al duca di non entrare. Non posso andare via. Ora sto preparando gnocchi per molti invitati.  La stanza ad un tratto perde la sua magia. Tutti e tre sono andati via. Avrei voluto trattenere per sempre mio marito ma non posso chiederlo a Dio. Volevo non morisse a novembre, fa freddo e poi si deve festeggiare Natale. Dopo le feste l'avrei sicuramente lasciato andare. Invece no. Mi scopro bugiarda! Non l'avrei salutato neanche ad aprile. Non si può morire quando la natura fiorisce. Non c'è un mese giusto per dirsi addio. Lo sa anche il mio cuore che pesa nel petto e ne porto sempre il suo peso. Non c'è peggior condanna di un valzer che si ferma all'improvviso perché il cavaliere abbandona la dama e la ama. Voglio uscire da questa stanza . La porta è lontana. Mi basta fare una corsa ma vorrei portarmi dietro le mie note. Vibrano ancora tra  le mie mani e compongono un canto celestiale. Posso ancora restare.  Ho molto da creare. Versi per tutti e prose ancestrali anche domani. Per sempre  potrei... perché le parole non mi abbandonano mai e volano alte fino a lui. Così, oso sperare.
Capitolo III
Non oso guardarmi dentro. Il dolore mi spaventa. Non ci sono belle giornate in un una vita dove il mio cuore è un sole coperto di nubi. Respiro a pieni polmoni il loro odore.
La tempesta e l’uragano sono la mia realtà. Il vento mi vuole spazzare via per dirigermi dentro un tornado. Ho paura. Freddo. Fame. Vorrei mio marito  ma non c’è. Mi ha lasciato sola vicino ai mulini a vento a giocare con gli aquiloni che sono scappati via. Non so oggi perché esisto. Lotto per non morire. per chi crede che ho una ragione per esserci. Ho le scarpe consumate ai piedi. Corrose dal tempo degli affanni. Abiti lisi che si consumano per il troppo vivere . L' acqua gelida il mio ristoro per le fatiche del giorno. Non conosco più le comodità di un tempo. Il mio destino altri lo hanno scritto per me.
Ipocrisia. Slealtà. Furto della vita.  Oggi li conosco e sorrido comunque alle avversità.
Poi, è fuoco! Il caldo intenso delle fiamme che mi attraversano. Lingue che mi riscaldano e non mi permettono di cedere. Non sono sola dentro gli occhi innocenti che mi reclamano. 
Mi dono all'infinito e divido i pani creando lo specchio di ciò che è stato. Una bugia d’amore.
La sofferenza non può albergare qui. Non oggi. Raccogliamo tutti e tre il fuoco che di rompe e ci copriamo della sua forza. Resistere. Combattere. Esserci in questa terra che ci maledice e non ci abbraccia. Cammino in modo estenuante. Soldato di trincea sparo i miei colpi  e prego  Dio.
Alla fine è lui che dirige il gioco e mi sorride dall'alto. Mi conosce e mi fa l’occhietto.
Balla ancora mi urla ridendo. Un passo di valzer come solo tu sei capace.
L’orchestra non la sento. “Dimmi come ti prego!” Silenzio.  A portarmi la musica è il vento. Leggera brezza che mi accarezza e fruscìa le foglie per poi gonfiarsi e agitarle. Poi le dita si alternano sul pianoforte e le note ancora le vivo. Serenità ti ritrovo in un canto. Nell'abbaiare e nello scuotere di fogliame. In questo sole che mi assola e in qualcosa che è più grande di me e del mio sentire.
Non abbandonarmi mai gli dico mentre mi riempie di luce. “Sei la mia forza di sempre. La mia verità nascosta nel tempo. Grazie per …”  Sorrido io adesso! Dovrei fare un lungo elenco perciò non penso.
E’ il mio vero amore assoluto e sincero. Danza ti prego mi pare di sentire di nuovo dal vento.
I pensieri e gli affanni svaniscono per incanto. Mi sento viva. Decisa e piena di una gioia che mi vince e mi fa chiudere gli occhi per meglio sentire i violini. La musica è un dono. Oggi che non piango ma sento il battito della terra uguale al mio incedere. Passi di vita vera che sfiorisce per il tempo.
Ho male dentro.  Qui nel mio grembo materno. Non lo sento più. Fa lo stesso. Sto arrivando gli dico e sorrido. Poi canto l’esistenza che possiedo e mi conquista. Provo a fargli anche io l’occhietto. Non ci riesco. E’ odore di nuvole che respiro in questo momento.


                                                                                        IV 
        Felicità sei un soffio che catturo e stringo dentro un pugno.  Luminosa , giocosa,  brilli
        di fiaba.  Hai i miei occhi e la mia età. Mi regali un paio d'ali e volo.
        Non sapevo di riuscire a  rimanere sospesa così in alto. Guardo giù. 
        La gente è troppo piccola. Molto distante quando da poco hai compiuto vent'anni.
        Tutti sono puntini lontani ed io non oso scendere. Nessuno sente i miei richiami presi a
        vivere le loro vite.  Dista la  terra  un cielo e un mare.
        Poi, all'improvviso cosa mi prende?
        "Ho paura!" Paura di cadere in picchiata senza paracadute e farmi male. Ma  Dio
        accende il grammofono e mi fa ascoltare la primavera di Vivaldi. Danzo ancora.
        Vestita di bianco. Si sciolgono le mie ali sotto il caldo e il sole mentre  ascolto questa
        musica che mi conduce via. Mi ritrovo in ginocchio a sei anni.
        Mani giunte fino là in fondo, dove affondano le navi.  C'è sempre qualcuno che  chiama e
       ti chiede di tornare. L'acqua  bassa mi ha lasciato passare. Mi ha regalato la vita.
       Amore è una voce che trema ed un panino che cade.  Oppure  ti dice con l'ultimo respiro
       ed una forza innaturale,  ti voglio troppo bene due volte, per non dimenticare.
       L'abbandono è la paura  che hanno le persone che amano  e non vogliono perderti.
       Svolazzi solo svolazzi ti chiedono se con loro balli. Ma io canto domani  ritorno.
       Invece non mi volto. E' frettoloso il mio passo e non ho un orizzonte diverso da quello
       che osservo. Non conviene amare mi dico e cammino.
       Dove sono le emozioni? Questo incedere nel vivere? Gioie, paure, dolore, amore!
       Ogni giorno un po' si muore nei tradimenti e nelle incertezze.
       Vivere!  parola magica che ci sostiene.
       Le mie ali di sempre. La felicità è coperta di vita, di speranza, di impegno e di illusione.
      Domani è una parola che non conosco veramente. Non la temo ma dovrei.
      Domani la carne pulsa e la salute cede. Non ci sono i capelli e i pantaloni sono larghi.
      Domani mi nutro di speranza . Forse vivo oppure muoio ma non posso andare. 
      Gli eroi ci sono domani e continuano a ridere, a costruire e sognare un abito bianco
      che ti fa volare.
      Tengo strette le mie ali perché anche vincere sul male è felicità da conquistare.
      Tristezza è rimanere se tutti se ne vanno e a danzare ci sei tu soltanto.
      Preghiere rivolgo lontano una stella. Amore è un bacio che non tradisce e si da piano.
      Poi quando tutto un senso lo perde, la forza di esserci è prepotente.
      Rabbia ti urlo a pieni polmoni! Con la resistenza  dei vent'anni  e la stanchezza
      dei quaranta.
      Adesso chi canta?
      Accosto l'orecchio e vedo svolazzi di fanciulla ed un volteggio che mi pare affascinare .
      Rido di me. Di come sono capace di creare. Le mie parole si sono librate e  compongono fiabe.
      Storie conosciute forse ma sempre amate. Che fate?
      Sono magiche fra le mie mani e mi regalano un nuovo valzer.  Il salone è molto grande e
      loro come me amano danzare.
        

                                                          V 

       Ho smesso di ascoltare la musica ed ho scacciato le parole. Il teatro della vita è deserto e si 
       è acceso un riflettore. Non sono i capelli lunghi di mia madre nel buio della platea, ma la
       luce di  una sala dove altri attori recitano per me.  Dottori, infermieri,  angeli di questa vita mi
       regalano un sonno profondo e custodiscono il mio respiro vitale.
       Quando mi sveglierò sarà un giorno nuovo mi dico addormentandomi. Vedrò danzare 
       le farfalle senza diventar  parole e le  nuvole parranno di ogni colore. E' estate.
       La  natura suonerà per me frasche e vento e  insieme a lei un violoncello.
       Lo ascolto e sorrido pensando  che mi attende ancora un lungo cammino.
      Non vedo il medico al risveglio. E' stanco e non strizza l'occhio come Dio ma mi ha restituito
       la  vita . egli suona per me e per altre una tastiera di carta.
      Do re mi do sol do.  Un pianoforte non ce l'ho. L'insegnante mi grida contro che non ho sei anni
     e  più non posso. Ho le dita da pianista ma non suonerò mai in un'orchestra. E' inutile che provo.
      Quindici anni sono troppi per cominciare  mentre il conta tempo è in funzione davanti ad uno spartito di  Bach senza comprendere questa  rabbia  non mia.  Un'altra attrice che confonde la  mia  esistenza.  Do re mi sol nella  mia tastiera di carta Bach lo sento vibrare tra le dita. E' vivo come me in questo letto senza più attori . In una camera dove ho sete ma non posso ancora bere.  Come allora provo lo stesso smarrimento.  Vorrei distrarmi  fantasticando  Bach  che mi dice:
 Ti veglio ancora, riposa . Se chiudi gli occhi ci sarà per te un concerto tra un ora
Non siamo nati tutti per calcare la scena. Per essere i protagonisti eccellenti di ogni sera. Possiamo vivere avventure mozzafiato anche apprezzando l'altrui operato. Questa è l'arte che si fa dono. Che ogni uomo accoglie e applaude. Non posso che aspettare  un'altra volta come allora l'ignoto che si palesa e mi fa incantare davanti all'aurora.  L'incognita è vita. E' morte. E' pazienza e se mal presa, logorio della sorte.


C'è un violino che suona per me questa sera. Lo so. L'uomo che suona non mi conosce ma sta vivendo nella pace della sera i miei stessi sentimenti.
Il mio cuore e il suo si appartengono in un gioco di anime che si cercano e si respingono nell'abisso oscuro dei  drammi mai risolti.
E' il sapore della giustizia che ci colpisce ogni volta quella stonatura che facciamo.
La vita ci tradisce ma ci cattura con un sorriso. Gli altri ci tolgono perché abbiamo troppo.
Il nostro viso serio brilla, e si accende lo sguardo al palpitar delle note sulle dita e sul petto. E' triste sentire quanto vibra il tradimento. Come il tormento rompe il silenzio e attraversa monti e valli.
E' estesa la musica. Quasi lenta. Dolce. Sincera. Mi affascina e mi maledice al contempo. La seguo perché nella sua triste sinfonia mi perseguita e mi avvolge. Sembra dolce quiete. Nostalgia che si perde in un rancore che si dissolve perché è sempre il suono l'incontrastato protagonista del nostro essere. E' amore anche questo silenzio che irrompe in dolci lacrime che, incuranti di tutto, si posano con la stessa delicatezza della musica sui nostri visi. Musicista anche oggi puoi dire di avere vinto.
Hai sciolto dal mio petto il mio cuore ancora fanciullo e me lo hai mostrato nudo, inerme, rosso e palpitante perché vivo.
Non ci conosceremo mai uomo che illumini la mia sera e mi ricordi chi sono. Eppure, ti saluto con il pensiero di avere compreso per un istante chi sei, oltre quel corpo che mostri. Fiero di  aver danzato anche tu con me guidandomi nell'infinito palco ignoto che non conosco appieno.
 
 
      

    
 


 
 
Vita Francesca Genna
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